Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 22 luglio 2017

L'interpretazione del Vaticano II e la sua connessione con l'attuale crisi della Chiesa

Esemplare lo scritto di mons Schneider, che riprendiamo nella nostra traduzione da Rorate Caeli.
Esso, sui punti controversi, rispecchia e conferma la nostra posizione sul Concilio e sue applicazioni ed è una presa d'atto ufficiale e autorevole, necessaria per guardare in faccia la realtà. Come più volte ribadito, si tratta di un passaggio ineludibile per uscire dalla temperie attuale mettendo in essere i correttivi necessari. I 'punti controversi' il vescovo li ha chiaramente ed essenzialmente individuati ed espressi. Osservo tuttavia che il problema, più che nella cattiva applicazione - e del resto è ciò che l'ha consentita - risiede in quello 'spirito del concilio' (il gegen-geist : contro-spirito, come lo chiama Mons. Gherardini[1]) che, insieme alle ambiguità ed alle innovazioni arbitrarie, permea l'intera assise. Esso viene da lontano e vi è confluito; ed è questo che ha fatto sì che gli applicatori del concilio procedessero e procedano nei termini che ci hanno portati a questo punto e che, se non si inverte la rotta, rischiano di condurci verso un 'oltre' non più tollerabile e umanamente difficilmente neutralizzabile più il tempo passa e lo iato aumenta. Lo stesso paragone con la crisi Ariana è calzante ma non completamente adeguato. La differenza, non da poco, sta in un autentico 'sentire cum ecclesia' (quella sana) della comunità dell'epoca; mentre, oggi, al contrario, esso va sempre più diluendosi a causa della prassi deformante e della dottrina sempre più adulterata o assoggettata a seri tagli e lacune senza che alcuno vi possa porre rimedio perché solo un Papa può ripareggiare la verità. Del resto mons. Schneider ne è ben consapevole, visto che egli stesso perorava la formulazione di un nuovo Sillabo [vedi]. (M.G.)

L'interpretazione del Vaticano II
e la sua connessione con l'attuale crisi della Chiesa


L'attuale situazione di crisi senza precedenti della Chiesa è paragonabile con la crisi generale nel 4° secolo, quando l'arianesimo aveva contaminato la stragrande maggioranza dell'episcopato, assumendo una posizione dominante nella vita della Chiesa. Dobbiamo cercare di affrontare questa attuale situazione da un lato con realismo e, dall'altro, con uno spirito soprannaturale - con un profondo amore per la Chiesa, nostra madre, che soffre la Passione di Cristo a causa di questa tremenda e generale confusione dottrinale, liturgica e pastorale.

Dobbiamo rinnovare la nostra fede nel credere che la Chiesa è nelle mani sicure di Cristo e che Egli interviene sempre per rinnovarla nei momenti in cui la barca della Chiesa sembra capovolgersi, come nel caso evidente dei nostri giorni.

Per ciò che concerne l'atteggiamento verso il Concilio Vaticano II, dobbiamo evitare due estremi: un rifiuto completo (come i sedevacantisti e una parte della Fraternità di San Pio X - FSSPX) o una "infallibilizzazione" di tutto ciò che il Concilio ha detto.

Il Vaticano II era un'assemblea legittima presieduta dai Papi e dobbiamo mantenere verso questo Concilio un atteggiamento rispettoso. Tuttavia, ciò non significa che ci sia proibito esprimere fondati dubbi o rispettosi suggerimenti di miglioramento su alcuni elementi specifici, non senza fondarli sulla intera tradizione della Chiesa e sul Magistero costante.

Le dichiarazioni dottrinali tradizionali e costanti del Magistero nel corso dei secoli hanno la precedenza e costituiscono un criterio di verifica sull'esattezza delle dichiarazioni magisteriali posteriori. Le nuove affermazioni del Magistero devono in linea di principio essere più esatte e più chiare, ma non dovrebbero mai essere ambigue e  visibilmente contrastanti con precedenti dichiarazioni magisteriali.

Le affermazioni del Vaticano II che risultino ambigue devono essere lette e interpretate secondo le affermazioni di tutta la Tradizione e del Magistero costante della Chiesa.

In caso di dubbio, le affermazioni del Magistero costante (i precedenti concili e documenti dei Papi, il cui contenuto si dimostra una tradizione sicura e ripetuta nei secoli nello stesso senso) prevalgono su quelle dichiarazioni oggettivamente ambigue o nuove del Vaticano II, che difficilmente concordano con specifiche affermazioni del magistero costante e precedente (ad esempio, il dovere dello stato di venerare pubblicamente Cristo, re di tutte le società umane; il vero senso della collegialità episcopale rispetto al primato petrino e al governo universale della Chiesa; la dannosità di tutte le religioni non cattoliche e la loro pericolosità per l'eterna salvezza delle anime).

Il Vaticano II deve essere visto e ricevuto come è e come era veramente: un concilio prevalentemente pastorale. Questo concilio non aveva l'intenzione di proporre nuove dottrine o di proporle in forma definitiva. Nelle sue dichiarazioni il concilio ha confermato in gran parte la dottrina tradizionale e costante della Chiesa.

Alcune delle nuove dichiarazioni del Vaticano II (ad es. Collegialità; libertà religiosa; dialogo ecumenico e interreligioso; atteggiamento verso il mondo), che non hanno un carattere definitivo e sono apparentemente o realmente non concordanti con le dichiarazioni tradizionali e costanti del Magistero, devono essere completate da spiegazioni più esatte e da integrazioni più precise di carattere dottrinale. Non aiuta neppure un'applicazione cieca del principio dell'ermeneutica della continuità, dal momento che vengono create interpretazioni forzate, che non sono convincenti e che non sono utili per giungere ad una più chiara comprensione delle immutabili verità della fede cattolica e della sua concreta applicazione.

Ci sono stati casi nella storia in cui le dichiarazioni non definitive di alcuni concili ecumenici - grazie a un dibattito teologico sereno - sono state successivamente perfezionate o tacitamente corrette  (ad esempio le affermazioni del Concilio di Firenze riguardo al sacramento dell'Ordine, nel senso che la materia era la consegna degli strumenti, mentre la tradizione più sicura e costante affermava che  era adeguata l'imposizione delle mani del vescovo : verità, questa, confermata definitivamente da Pio XII nel 1947). Se dopo il Concilio di Firenze i teologi avessero applicato ciecamente il principio dell'ermeneutica della continuità a questa dichiarazione concreta dello stesso concilio  - una dichiarazione oggettivamente errata, che difendeva la tesi secondo cui la consegna degli strumenti in quanto materia del Sacramento dell'Ordine concorderebbe col magistero costante - probabilmente non sarebbe stato raggiunto il consenso generale dei teologi su quella verità che afferma che solo l'imposizione delle mani del vescovo è materia reale del Sacramento dell'Ordine.

Occorre creare nella Chiesa un clima sereno per una discussione dottrinale su quelle affermazioni del Vaticano II che risultano ambigue o che hanno causato interpretazioni erronee. In una simile discussione dottrinale non c'è nulla di scandaloso, ma al contrario, sarebbe un contributo per custodire e spiegare in modo più sicuro e completo il deposito della fede immutabile della Chiesa.

Non si deve evidenziare tanto un certo concilio, assolutizzandolo o avvicinandolo in realtà alla Parola di Dio orale (Sacra Tradizione) o scritta (Sacra Scrittura). Il Vaticano II stesso ha giustamente affermato (cfr Dei Verbum, 10) che il Magistero (Papa, Concilio, magistero ordinario e universale) non è al di sopra della Parola di Dio, ma sotto di essa, soggetto ad essa, e che è solo servo (della parola orale di Dio = tradizione sacra e della Parola scritta di Dio = Sacra Scrittura).

Da un punto di vista oggettivo, le affermazioni del Magistero (papi e concili) di carattere definitivo hanno più valore e peso rispetto alle dichiarazioni di carattere pastorale, che hanno naturalmente una qualità variabile e temporanea a seconda delle circostanze storiche o che rispondono a situazioni pastorali di un certo periodo di tempo, come avviene per la maggior parte delle affermazioni del Vaticano II.

Il contributo originale e prezioso del Vaticano II consiste nella chiamata universale alla santità di tutti i membri della Chiesa (cap. 5 della Lumen gentium); nella dottrina sul ruolo centrale della Madonna nella vita della Chiesa (cap. 8 della Lumen gentium); nell'importanza dei fedeli laici nel mantenere, difendere e promuovere la fede cattolica e nel loro dovere di evangelizzare e santificare le realtà temporali secondo il senso perenne della Chiesa (cap. 4 della Lumen gentium ); nel primato dell'adorazione di Dio nella vita della Chiesa e nella celebrazione della liturgia (Sacrosanctum Concilium , nn 2, 5-10).  Il resto si può considerare in una certa misura secondario, temporaneo e, in futuro, probabilmente dimenticabile, al pari delle asserzioni non-definitive, pastorali e disciplinari dei vari concili ecumenici di passato.

Le seguenti questioni: la Madonna, la santificazione della vita personale dei fedeli con la santificazione del mondo secondo il perenne senso della Chiesa e il primato dell'adorazione di Dio, sono gli aspetti più urgenti che devono essere vissuti nei nostri giorni. Il Vaticano II ha un ruolo profetico che, purtroppo, non è ancora realizzato in modo soddisfacente.

Invece di vivere questi quattro aspetti, una considerevole parte della "nomenclatura" teologica e amministrativa nella vita della Chiesa, negli ultimi 50 anni ha promosso e ancora promuove dottrine ambigue, pastorali e liturgiche, distorcendo così l'intenzione originaria del Concilio o abusando delle dichiarazioni dottrinali meno chiare o ambigue per creare un'altra chiesa - una chiesa di tipo relativista o protestante.

Nei nostri giorni stiamo vivendo il culmine di questo sviluppo.

Il problema della crisi attuale della Chiesa consiste in parte nel fatto che alcune affermazioni del Vaticano II - oggettivamente ambigue o quelle poche dichiarazioni difficilmente concordanti con la costante tradizione magisteriale della Chiesa - sono state infallibilizzate. In questo modo è stato bloccato un sano dibattito con la necessaria correzione implicita o tacita.

Allo stesso tempo si è dato l'incentivo di creare affermazioni teologiche in contrasto con la tradizione perenne (ad esempio, per quanto riguarda la nuova teoria di un ordinario doppio supremo soggetto del governo della Chiesa, vale a dire il papa da solo e l'intero collegio episcopale insieme al Papa; la dottrina della neutralità dello Stato verso il culto pubblico da attribuirsi al vero Dio, che è Gesù Cristo, re anche di ogni società umana e politica; la relativizzazione della verità che la Chiesa cattolica è l'unico modo di salvezza, voluto e comandato da Dio).

Dobbiamo liberarci dalle catene dell'assolutizzazione e della totale infallibilizzazione del Vaticano II. Dobbiamo chiedere un clima di sereno e rispettoso dibattito frutto di un sincero amore per la Chiesa e per la sua fede immutabile.

Possiamo vedere un'indicazione positiva nel fatto che il 2 agosto 2012 Papa Benedetto XVI ha scritto una prefazione al volume relativo a Vaticano II nell'edizione della sua opera omnia. [vedi] In questa prefazione, Benedetto XVI esprime le sue riserve riguardo a contenuti specifici nei documenti Gaudium et spes e Nostra aetate. Dal tenore di queste parole di Benedetto XVI si può vedere che i difetti concreti in alcune sezioni dei documenti non sono migliorabili dall'ermeneutica della continuità.

Una FSSPX, pienamente integrata canonicamente nella vita della Chiesa, potrebbe dare anch'essa un prezioso contributo a questo dibattito - come desiderava l'Arcivescovo Marcel Lefebvre. La presenza assolutamente canonica della FSSPX nella vita della Chiesa di oggi potrebbe anche contribuire a creare un clima generale di discussione costruttiva, affinché ciò che è stato creduto sempre, ovunque e da tutti i cattolici per 2.000 anni, sia creduto in modo più chiaro e più sicuro nei nostri giorni, realizzando così la vera intenzione pastorale dei Padri del Concilio Vaticano II.[2]

L'autentica intenzione pastorale mira all'eterna salvezza delle anime - una salvezza che si realizzerà solo attraverso la proclamazione dell'intera volontà di Dio (cfr Atti 20: 7). L'ambiguità nella dottrina della fede e nella sua applicazione concreta (nella liturgia e nella vita pastorale) minaccia l'eterna salvezza delle anime e sarebbe quindi anti-pastorale, poiché l'annuncio della chiarezza e dell'integrità della fede cattolica e la sua fedele applicazione concreta è volontà esplicita di Dio.

Solo la perfetta obbedienza alla volontà di Dio - Che ci ha rivelato attraverso Cristo il Verbo Incarnato e attraverso gli Apostoli la vera fede, la fede interpretata e praticata costantemente nello stesso senso dal Magistero della Chiesa -, porterà la salvezza delle anime .

+ Athanasius Schneider,
Vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi di Maria Santissima a Astana, Kazakistan
Fonte Rorate Caeli - Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio
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Note di Chiesa e post-concilio
1. “Non so se proprio tutt’i Padri conciliari se ne rendessero conto, ma, obiettivamente parlando, il loro strappo dalla secolare mentalità che, fin a quel momento, aveva espresso la motivazione di fondo della vita, della preghiera, dell’insegnamento e del governo della Chiesa, stava riproponendo la mentalità modernista, contro la quale san Pio X aveva preso netta posizione nell’intento di «ricentrare tutto in Cristo» (Ef 1,10). Anche questo, questo anzi in modo particolare, è gegen-Geist ”. [...] “quanto al Vaticano II, sarebbe assurdo negargli il carattere di magistero conciliare, quindi solenne, non ordinario, perché in tal caso si negherebbe il Concilio stesso. Occorre, tuttavia, distinguere la qualità dei suoi documenti, perché il carattere solenne del loro insegnamento né li mette tutti su un piano di pari importanza, né comporta sempre di per sé la loro validità dogmatica e quindi infallibile ”. [...] “In pratica, in nessuna delle sue quattro Costituzioni il Vaticano II «definisce come obbliganti per tutta la Chiesa» i propri pronunciamenti dottrinali; in questi è senz’alcun dubbio assente l’intento dogmatico-definitorio che dovrebbe renderli tali, mancando come dottrina propria e specifica del Vaticano II «la materia trattata e la maniera di trattarla». Per contro, soprattutto nella Lumen gentium e qua e là anche altrove, alcune formule classiche, inserite come massi erratici in contesti sicuramente non dogmatici, riecheggiano la modalità dogmatica del precedente Magistero: «Insegniamo, questo Santo Sinodo insegna, proclamiamo». Forse che, con un modo d’esprimersi come questo, il Vaticano II si contraddice? Sicuramente no. Si tratta, infatti, di far capire anche ai non addetti ai lavori che, nonostante tutto, si è dinanzi ad un dettato conciliare, proveniente dal Magistero supremo, da «accoglier e ritenere secondo lo spirito del Concilio stesso». [...] Quanto alle formule di tipo classico presenti nei documenti conciliari e poco sopra rievocate, va tenuto presente ch’esse: – tentano la saldatura del Vaticano II con il Magistero conciliare precedente; – non effettuano la canalizzazione di nuove definizioni e nuovi dogmi nel patrimonio della Fede cattolica; – o più semplicemente riflettono sul Vaticano II una classica tonalità conciliare in funzione promozionale della sua qualità conciliare.” (Brunero Gherardini, Concilio Vaticano II. Il discorso mancato Lindau, 2011) - [vedi anche qui e qui]
2. Manca la distinzione tra la maggioranza dei Padri conciliari e la 'fronda' [vedi] che ha creato il cambiamento di rotta rispetto agli schemi preparatori e ha più o meno subdolamente influito sull'impianto ambiguo e 'novatore' dei singoli documenti, le cui conseguenze non erano immediatamente deducibili. Il che, del resto è stato ben documentato anche da Roberto de Mattei : Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, Torino 2010 [vedi]

37 commenti:

Anonimo ha detto...

Schneider reitera ancora una volta il suo punto di vista sul CVII:
“evitare due estremi: un rifiuto completo (come i sedevacantisti e una parte della Società di San Pio X (SSPX) o una "infallibilizzazione" di tutto ciò che il consiglio ha parlato.”

Sostanzialmente il CVII , sarebbe stato prevalentemente pastorale non avrebbe avuto l'intenzione di proporre nuove dottrine o di proporle in forma definitiva, sarebbe migliorabile con qualche ritocco o chiarimento o con una interpretazione secondo Tradizione.
Ritiene che una considerevole parte della nomenclatura teologica e amministrativa nella vita della Chiesa abbia promosso e promuova ancora ambigue dottrine, pastorali e liturgiche, distorcendo così l'intenzione originaria del Concilio o abusando delle dichiarazioni dottrinali meno chiare o ambigue per creare un'altra chiesa - una chiesa di tipo relativista o protestante.

Il problema della crisi attuale della Chiesa consisterebbe nella infallibilizzazione di quelle (alcune) affermazioni del CVII ambigue e di quelle (poche) dichiarazioni “difficilmente” concordanti con la Tradizione della Chiesa.

Ritiene che il CVII avrebbe portato un contributo originale - la Madonna, la santificazione della vita personale dei fedeli con la santificazione del mondo secondo il perenne senso della Chiesa e il primato dell'adorazione di Dio - svolgendo un ruolo profetico che, purtroppo, non sarebbe ancora realizzato in modo soddisfacente e che il resto si possa considerare secondario, temporaneo e, in futuro, probabilmente dimenticabile.
Ritiene possibile creare nella Chiesa un clima sereno di una discussione dottrinale sule affermazioni del Vaticano II ambigue , e che la fraternita SSPX, canonica e pienamente integrata nella vita della Chiesa, darebbe un prezioso contributo a questo dibattito, contribuire a creare un clima generale di discussione costruttiva , affinché ciò, creduto sempre, ovunque e da tutti i cattolici per 2.000 anni, In modo più chiaro e più sicuro nei nostri giorni, realizzando così la vera intenzione pastorale dei Padri Del Concilio Vaticano II.

Ritiene che tale canonizzazione sarebbe conforme al desiderio di dell'Arcivescovo Marcel Lefebvre.

Anna (segue)

Anonimo ha detto...

Pur riconoscendone le buone intenzioni ed il coraggio, non mi sento di condividere questa analisi né, quindi, i rimedi proposti.

Il CVII, per quello che ne ho capito, è stato il risultato di un vero e proprio colpo di mano ad opera di un ristretto gruppo di novatores, i quali, con l’aiuto di mass media e con l’appoggio dei papi hanno realizzato quello che è stato definito il 1789 nella Chiesa. Ovviamente la rivoluzione non poteva essere espressa in termini chiari, per cui, sotto il mantello della dottrina cattolica di sempre, diluita, confusa e distorta, sono stati introdotti i germi di quella malattia che ha portato la Chiesa all’agonia attuale.
Non è possibile mettere toppe su questa rete micidiale. Non è possibile teneri in piedi un edificio le cui fondamenta sono fradicie.

Mi stona un po’ l’affermazione circa la novità “buona”, il “tesoro” del CVII : la centralità della Madonna e dell’adorazione di Dio e la santificazione dei laici una novità conciliare ?

Per quello che ne so il ruolo della Madonna doveva essere valorizzato ma c’è stata la resistenza, il niet dei novatores, la valorizzazione dei laici, fusi insieme agli ordinati nel “popolo di Dio”, è stata lo strumento per la deminutio dei sacerdoti, in senso protestante, quando alla centralità dell’adorazione di Dio credo che non ci sia bisogno di commenti.

Su quello che sarebbe stato il vero desiderio di mons. L., su quella che era la
sua vera analisi del CVII, del postconcilio, della situazione della Chiesa e dei rimedi, consiglio di ascoltare le sue parole, che mi paiono cristalline :
http://www.sanpiox.it/articoli/spiritualita/981-mons-marcel-lefebvre-prediche-e-conferenze

Mi pare che si giri sempre intorno alla “terza via”. Eppure la Madonna aveva detto che nel 1960 sarebbe stato chiaro il suo messaggio ….

Anna

mic ha detto...

Il paragone con la crisi Ariana è calzante ma non completamente adeguato. La differenza, non da poco, sta in un autentico 'sentire cum ecclesia' (quella sana) della comunità dell'epoca; mentre, oggi, al contrario wsso va sempre più diluendosi a causa della prassi deformante e della dottrina sempre più adulterata o assoggettata a seri tagli e lacune.

Matteo ha detto...

Quanto scrive il Monsignore è auspicabile. Una correzione serena di alcuni punti dei documenti del concilio può essere la strada per procedere in avanti senza creare una frattura nella Chiesa. Perché altrimenti tale sarà inevitabilmente quando la misura sarà stracolma (colma lo è già). Ma i punti da correggere sono proprio quelli che hanno aperto il recinto alle devizaioni che sono già entrate e che hanno permeato il magistero successivo al concilio. Solo un Papa potrebbe esercitare il potere di correggere, di riaprire veramente un dibattito, e certamente adesso non mi pare proprio il caso... semmai adesso assistiamo al contrario. E il clero attuale è totalmente asservito allo spirito del concilio, salvo rare eccezioni, e i papi li eleggono i cardinali, ispirati bla bla bla, ma li eleggono loro.
Auspicabile quanto ho letto, ma impraticabile adesso.

mic ha detto...

Che sia necessario un Papa per "ripareggiare" la verità lo dicono da tempo Romano Amerio e Mons. Gherardini (e lo stesso mons. Schneider che invocava un nuovo Sillabo ad hoc).
Che sia sempre più impraticabile, umanamente, ne siamo ben consapevoli, ma ci affidiamo alla Provvidenza, oltre a continuare a fare la nostra parte...

Anonimo ha detto...


# Bisogna accogliere e sviluppare la proposta di mons. Schneider, che invita ad aprire la discussione sui punti controversi del Concilio.

Mons. Schneider procede giustamente in modo cauto ed equilibrato, perché quella è la sua personalità e fors'anche per non esporsi ad accuse di sedevacantismo o di disobbedienza ai Papi, visto che essi hanno sempre approvato il Vaticano II, anche Ratzinger che pur ne ha criticato, in modo sfumato ma chiaro, due documenti, sul modo di concepire il mondo moderno e le religioni non cristiane (anche se poi la critica non l'ha approfondita, forse lasciando il compito ad altri).
La cosa importante sembra a me esser questa: mons. Schneider si auspica l'apertura di un dibattito sul Concilio da parte dei teologi, senza aspettare l'intervento chiarificatore di un Papa, cosa che appare al momento remota. Parla espressamente di ambiguità nel Concilio e di affermazioni che appaiono difficilmente conciliabili con l'insegnamento tradizionale della Chiesa. Affermazioni assai pesanti, a ben vedere, in bocca ad un Vescovo. Giudica inoltre lacunoso e del tutto insoddisfacente il criterio dell'ermeneutica della continuità, così come inteso oggi dai più.
Le novità positive che riconosce nel Concilio, sulla santificazione dei fedeli e la loro partecipazione alla vita della Chiesa, appaiono del tutto in linea con l'insegnamento tradizionale del magistero. Comunque, se il Concilio ha voluto accentuare quest'aspetto, non c'è niente da dire. MI sembra che mons. Schneider utilizzi queste novità per stimolare i fedeli ad intervenire nella discussione sul Concilio, si intende anche indirettamente, creando un clima d'opinione.
La proposta di mons. Schneider è dunque buona e bisognerebbe lavorarci su, nel senso di stimolare, per quel poco che possiamo fare noi, teologi e persone competenti in materia a cominciare questa "discussione" sul Concilio, che giustamente, essendo solo pastorale, non può esser "dogmatizzato". Molti credono ancora che si cada in eresia solo a pensare di poter discutere del Concilio. Mons. Schneider ci dimostra che questi timori sono vani. Che non dobbiamo aver paura.
PP

mic ha detto...

https://www.riscossacristiana.it/storia-di-don-tommaso-prete-cattolico-nella-tempesta-di-pucci-cipriani/

Alessandro Mirabelli ha detto...

La Dominus Iesus può essere considerata correttiva di Nostra aetate?

Catacumbulus ha detto...

A mio modesto avviso è proprio in quanto a partire dal Vaticano II in poi stiamo vivendo un periodo storico di una gravità eccezionale e senza precedenti che il paragone con l'epoca dell'eresia ariana vale solo molto parzialmente. L'attuale crisi mondiale in cui è inserita anche la crisi della Chiesa, sul piano di una teologia della storia va ribaltata: è infatti la crisi straordinaria della Chiesa ciò che porta la crisi mondiale ad un punto di gravità mai raggiunto prima, proprio perché, essendo Satana riuscito (certamente perché gli è stato permesso) a ferire così profondamente anche la Sposa di Cristo N. S., sta venendo veramente a mancare nei fatti l'ultimo κατέχων di cui parlava San Paolo. Ora, secondo questo interessante articolo di Blondet (http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=239864&Itemid=100021), che mi pare condivisibile, il κατέχων sarebbe da identificarsi in ultima istanza con l'istituzione (ecclesiastica o non ecclesiastica) che protegge il "diritto naturale". Ebbene, noi stiamo vivendo quotidianamente proprio il momento storico in cui la gerarchia attuale porta a compimento il passaggio da un'istituzione che difendeva tenacemente innanzitutto il diritto naturale, proprio perché base (naturale) per comprendere (e, dunque, per quanto possibile sottrarre all'irrazionalità o agli atteggiamenti "misterici" pagani) il soprannaturale, ad una che contribuisce in prima linea a distruggerlo sempre più estesamente. Un fatto che non ha precedenti per la sua gravità e vastità e che non posso non leggere in chiave apocalittica.

Certo, anche al tempo di Sant'Atanasio la maggioranza dei vescovi era divenuta ariana, e dunque eretica, ma c'è una differenza determinante: allora si trattava di un singolo punto di dottrina teologica, seppur della massima importanza, trattandosi della natura di Nostro Signore. Ora, invece, non si tratta di un problema teologico, bensì in primis di tutto l'insieme, appunto, del diritto naturale, che, costituendo parte fondamentale dei preambula fidei, crollando, trascinerà automaticamente con sè nell'abisso ogni articolo di fede. Chi potrà mai più credere con vera fede nella Santissima Trinità, se non si riesce più neanche a riconoscere l'innaturalità dell'omosessualità (anche, e sempre di più, in Vaticano)? Se si fa tabula rasa dei preambula fidei, che razza di fede potrà mai sopravvivere? E infatti si vuole trasformare la Chiesa in luteranesimo.

Le fondamenta di una casa non sono lo scopo per cui la casa stessa viene costruita, né ambienti che, vivendo per il proprio massimo bene la casa, si frequenteranno più spesso o che verranno frequentati dai normali inquilini (eventualmente da operai e tecnici specializzati). Così la filosofia, come insegna San Tommaso (quando spiega perché Dio ha rivelato le tavole dei comandamenti, anche se in se stessi essi corrispondono ai principi primi e fondamentali della legge naturale), non è parte delle verità più elevate, appartenenti per loro natura alla Rivelazione, e non è sapienza che verrà frequentata dai più e, tuttavia, non ne si può prescindere per fare teologia, ossia per continuare ad approfondire in "modo greco" (essoterismo filosofico in particolare di Aristotele) la Verità. Dunque, in conclusione, benché le verità filosofiche del diritto naturale non appartengano all'ambito delle verità più eccelse, che ci sono date tramite la Rivelazione, quando si attenti sistematicamente alla legge naturale, significa che si è immersi in una crisi più grave di quella in cui si è quando in pericolo siano singole verità di fede.

Anonimo ha detto...

La tragica realtà è che ormai non è più tempo di fare discussioni perchè il tessuto clericale, a causa della cattiva teologia insegnata per 50 anni nei seminari e nelle chiese, è talmente in metastasi che occorre solamente chiedere l'intercessione di un miracolo della Madre della Chiesa che attenui il castigo che ormai travolgerà questa gerarchia quasi completamente caduta nella apostasia causata da un CVII voluto nonostante gli avvertimenti di Nostra Signora di Fatima. Occorre il coraggio di denunciare ma si preferisce il silenzio. Occorrerebbe riscoprire l'umiltà del Santo Timor di Dio e non ostinarsi a trovare un Papa (VERO) che aggiusti la tragedia poichè umanamente non è più possibile dar vita alle radici cristiane recise della nostra civiltà . Quando si accetta supinamente che sia portato all'onore degli altari Giovanni XXIII e Paolo VI, si ammira la statua di Lutero, si rende omaggio a don Milani come un bravo educatore e si condivide l'ateismo di Scalfari, la magnanimità della Bonino (solo per citare qualche perla) e non si ammette che Bergoglio è stato voluto ed eletto col voto della maggioranza dei cardinali allora significa che si accetta che il Titanic si inabissi e l'orchestrina vaticana continui a suonare:" tutto va ben, tutto va ben!!!!". Miserere nostri Domine.
Cattolico talebano

Anonimo ha detto...


A mon âge (71 ans), les échanges de points de vue, les discussions sur ce qui est bon et sur ce qui est mauvais dans Vatican II, a un air de déjà vu, pour ne pas dire un goût de réchauffé.

Qu'il suffise de dire (aux plus jeunes, très mal instruits) que V2 fut l'apothéose du catholicisme libéral, une forme de protestantisme qui n'ose pas dire son nom, et qu'il fut piloté, en haut comme en bas, par la franc-maçonnerie (il y a de cela des preuves par centaines), c'est-à-dire par le judaïsme (dont la maçonnerie n'est que la feuille de vigne — ou le tablier, comme on voudra), et que l'objectif des trois : protestantisme, maçonnerie et judaïsme, était rien moins que la destruction (mieux, l'autodestruction) de l'Église catholique, en vue de la revanche et de l'apothéose finale du judaïsme, et de l'instauration mondiale du noachisme (cette religion de pacotille pour les "goim"). Le retour du Meshiah, comme ils disent.

Mgr Schneider est un gentil garçon, mais il semble n'avoir rien compris au problème de fond (que je viens de rappeler). Ou s'il l'a compris, il fait semblant de n'en avoir pas conscience, ce qui est plus grave. En tout cas, il n'en parle jamais. A la différence de Mgr Lefebvre. Pourquoi ?

irina ha detto...

Commentare il CVII? Possiamo provare. Se Maria vuole, sceglie un documento del CVII e ne pubblica uno o due paragrafi al giorno che commentiamo, 'alla buona' per quanto mi riguarda, finché l'abbiamo esaurito tutto. Quando è tutto commentato ci diamo del tempo, tre giorni più o meno, per rivedere il testo ed i commenti nel loro insieme; poi ognuno scrive quello che secondo lui/lei sono i pochi punti salienti emersi sia dal testo che dai commenti. Su questa sintesi finale Maria scrive l'articolo conclusivo.

tralcio ha detto...

La Chiesa è il katechon.
La Chiesa è il terreno buono in cui il seme dà frutto, dove il 30, do il 60 etc.
Ma la Chiesa (in uscita dal seminato) è finita sulla strada.
Fa un po' pietà vederla in quello stato.
E' ancora lei, ma è messa in condizione di non dare frutto.
Crollano le vocazioni, crolla la fede, i sacramenti sono come svuotati del loro specifico.
Se il seme cade sulla strada, l'ha detto Gesù, non può dare frutto.
Lo stesso sarebbe successo se fossero stati abbondanti i sassi e i rovi.
Ci si è talmente "compromessi" con il mondo, che la strada è l'icona veritiera del momento.
Finisce qui? Il seme è diventato inutile? Non c'è più terreno buono?
No: Gesù ha detto che non avverrà mai.
Dicendo anche però che non mancherà per la Chiesa il Calvario che la sfigura.
Il Katechon è tolto di mezzo nel momento in cui la Chiesa si è messa sulla strada.
E' tempo in cui la vigna non dà frutto, ma restano il Vignaiolo e il Padrone della Vigna.
Anche i tralci saranno potati.


mic ha detto...

Grazie Irina, ottima proposta.
Mi chiedo da quale documento possiamo partire. Pensiamoci. Inizieremo.

irina ha detto...

Cominciamo dal più breve.Primo esercizio. Per stare concentrati. Senza perderci nella chiacchiera che troveremo nei più lunghi. Ai quali arriveremo addestrati ormai.

Anonimo ha detto...


# Da quale documento partire per discutere sul Vaticano II?

Si potrebbe cominciare dalla Dichiarazione conciliare "Nostra Aetate" sulle relazioni della
Chiesa con le religioni non cristiane, uno dei testi chiave sull'ecumenismo professato dall'attuale Gerarchia.
Sono solo 5 articoli. Questo lo schema:
art. 1 Introduzione. 2. Le diverse religioni. 3. La religione musulmana 4. La religione ebraica. 5. La fraternità universale.
Il testo è semplice solo in apparenza, è ovvio. Però è un testo fondamentale dello spirito del Concilio, dello spirito di apertura, appunto, che ha caratterizzato questo Concilio.
Per la connessione con altri testi del Vat II, va detto che la Dichiarazione va letta soprattutto in connessione con l'art. 16 della costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa (dogmatica nel titolo, ma non contiene notoriamente alcuna definizione dogmatica).
Secondo i suoi critici, combinando l'art. 3 della N Aet e l'art. 16 della LG sui non cristiani e la Chiesa, si ottiene un riconoscimento del carattere di vera rivelazione dell'Islam ("adorano con noi un Dio unico.."). Nientedimeno. Un'eresia spaventosa. Vero o falso? Vero, secondo me. Ma sarebbe certamente bello e utile il cimentarsi sull'interpretazione di questi testi.
Basta esercitare il buon senso e il sensus fidei. Ma non ci sarebbe il rischio di dire qualche fesseria teologica? E con ciò? Visto che i teologi di professione sembrano in tutt'altro affaccendati e che comunque molti di loro sbarellano alla grande, resta a noi soldati di Cristo il compito di combattere da soli, senza comandanti. IN fondo, a questo ci incita mons. Schneider. Fiducia, quindi, nella Provvidenza, che ci aiuterà nella giusta interpretazione.
E contro quelli che aspettano la fine del mondo nascosti in qualche pertugio a pregare o che si limitano a denunciare il sempiterno complotto massonico causa di tutti i mali, ricordo che ognuno di noi ha il cristiano dovere di usare i talenti che Dio gli ha dato sino all'ultimo giorno di sua vita, senza preoccuparsi se la fine del mondo sia vicina o lontana.
(Lontana, speriamo).
Se c'è l'accordo, nei prossimi giorni posso cercare di preparare uno schema di questa Dichiarazione, con vari punti da discutere.
PP
PP

irina ha detto...

Degli schemi preparatori si ha più traccia? E' possibile reperirli? Magari quelli delle commissioni più aderenti alla Tradizione. Così da poter fare un raffronto tra l'impianto e lo sviluppo di un argomento, con quello che poi si troverà andando dove capita capita. Per conoscere il linguaggio. Insomma un assaggio per capire cosa è stato rigettato ed i perché ( e se questi ebbero ed hanno ancora ragion d'essere).

tralcio ha detto...

Gaudium et spes e Dignitatis humanae.
Soprattutto lì c'è la "mutazione genetica".
Nel primo caso nell'accodarsi allo spirito del tempo e nel secondo aprendo al soggettivismo.
Se riuscissero a riconoscerne la patologia, i malati potrebbero ammettere anche la cura.

mic ha detto...

Intanto iniziamo con lo schema di PP che ringrazio di cuore. Del resto recentemente anche il card. Burke ci ha tenuto a sottolineare che quella dichiarazione non è magistero. Peccato che, a partire anche dai predecessori di Bergoglio ne siano stati affermati e persino applicata punti deviati e svianti...

Anonimo ha detto...

Robert Cheaib

Ci chiediamo come mai, anche quando siamo buoni e facciamo il bene, siamo ostacolati e osteggiati. In questa parabola Gesù ci dà una risposta. Il campo del mondo non è gia il regno di Dio, ma un csmpo di battaglia dove Dio e il nemico si contendono il cuore dell'uomo. È suggestivo al riguardo sapere che zizzania condivide la radice con il verbo 'znh', commettere adulterio. Il nostro cuore nuziale è esposto in questo mondo ad essere travisato da non valori che si confondono con i veri valori e li viziano. Dio giudica alla fine dei tempi. Noi siamo chiamati ad avere giudizio, a discernere e a custodire il cuore mentre siamo ancora in tempo. Come fare? La zizzania ha le sembianze di bene, ma non porta nessun frutto. Solo il bene è veramente fecondo.

Paolo Coveri ha detto...

Quando parla del contributo che potrebbe dare la FSSPX e della "vera intenzione pastorale dei Padri del Concilio Vaticano II", secondo me dimostra di essere completamente fuori strada.
1) La FSSPX, dentro alla "neo-chiesa" conciliare, rappresenterebbe la classica utopia della mela sana messa in mezzo a quelle marce con la speranza che tutte si risanino.
2) Sulla "vera intenzione pastorale dei Padri del Concilio Vaticano II", lo stesso mons. Lefebvre, nella sua "Lettera aperta ai cattolici perplessi", porta elementi che dimostrano come le vere intenzioni fossero invece "rivoluzionarie" (qualcuno affermò spudoratamente che il CVII era il 1789 della Chiesa)...
"La Chiesa ha fatto, pacificamente, la sua rivoluzione d’ottobre"
(Yves Congar)
"Il Vaticano II è l’89 della Chiesa"
(Card. Suenens)
Quindi, tornare a parlare di queste cose, illudendosi di poter far rinsavire la neo-chiesa "correggendo" il CVII, a mio avviso è tempo sprecato, nella migliore delle ipotesi... Perché, nella peggiore, costituirebbe invece un pericolo addirittura più subdolo dello stesso CVII, che una volta "corretto", dopo un periodo di apparente ritorno sulla retta via, porterebbe ad un nuovo sfascio per via del veleno rappresentato dallo "spirito" stesso sotto il quale fu indetto e svolto.

mic ha detto...

Invece io ritengo che il lavoro e l'impegno che ci è richiesto, insieme alla FSSPX, è proprio quello di distinguere il grano dalla zizzania. Sta a noi coltivare e portare alla luce il buon grano perché la zizzania adulterata e adulterante non riesca a soffocarlo.

tralcio ha detto...

La Gaudium et spes e la Dignitatis humanae meritano l'approfondimento.
L'OGM lì abbonda...
Ottima l'idea di cercare di riconoscere zizzania e grano, senza strappare nulla, pazienti.

Anonimo ha detto...


@ Paolo Coveri, très juste.

Je propose, pour ma part, que les "traditionalistes", le jour où ils auront fini de réviser les textes de V2, créent une sous-commission chargée de réviser les décrets de la révolution française, et ensuite, ceux de la révolution bolchévique… Bon courage !

Ne pas oublier, non plus, la révision du Talmud… Celui de Jérusalem, d'abord, ou celui de Babylone ? C'est une question à débattre.

Ensuite viendra la révision, tant attendue, du Coran… Demander la collaboration de l'université al-Azhar…

mic ha detto...

Amico francofono,
abbiamo imparato a conoscere la sua intransigenza che fa il paio con quella di molti e che non giudico perché la comprendo. Apprezzo la sua ironia ma non ne raccolgo le enfatizzazioni.
Non credo che il nostro discorso sia una inutile perdita di tempo perché quello che è mancato e che tuttora manca e impedisce ogni possibile soluzione è la divulgazione presso il grosso pubblico degli errori e delle carenze - e relative conseguenze - nonché la contestuale riaffermazione della vera fede.
Ora, non mi illudo che questo blog possa raggiungere "il grosso pubblico"; ma è una voce pur sempre molto seguita che, basandomi sulle statistiche, lambisce molte rive anche sconosciute e sparse ovunque. E sono convinta che da cosa nasce cosa e, poiché i risultati non dipendono da noi, continueremo a fare del nostro meglio a prescindere. Il resto lo farà il Signore

Anonimo ha detto...


# Le vere intenzioni dei Padri Conciliari erano rivoluzionarie? No, all'inizio

All'inizio, no. Lo erano quelle di una minoranza, che già si era mostrata durante la fase preliminare. Però la commissione teologica presieduta dal card. Ottaviani e da mons. Tromp, che controllava, ratione materiae, tutto il lavoro del Concilio, li aveva tenuti a bada, sia pure a fatica. I "novatori", come li chiama Amerio, erano riusciti ad influire in modo rilevante solo sullo schema della costituzione sulla liturgia. Difatti, fu l'unico che salvarano dal successivo naufragio, dopo i colpi di mano procedurali in Concilio. Lo salvarono, per modificarlo ulteriormente nel loro senso.
Da notare che la forte minoranza neomodernista (l'alleanza dei Paesi lungo il Reno - Wiltgen) era appoggiata in Concilio dal card. Bea, gesuita, messo da Papa Roncalli a capo del Segretariato per l'unità dei cristiani. Bea (testimone stupefatto mons. Lefebvre) fu protagonista nella fase preliminare di un violento scontro con Ottaviani: lo accusava di non tener conto appunto delle "aperture" volute da Giovanni XXIII, di voler dare al Concilio un'impostazione difensiva, scolastica, giuridica, retrograda, etc. Le solite accuse dei modernisti nei riguardi del Magistero. Dunque: in nome del programma voluto dal Papa Bea attaccava duramente tutto il lavoro preliminare di tre anni, approvato formalmente dallo stesso Papa, e lo attaccava, come si è visto poi, con l'approvazione del Papa.

Qualcosa non funzionava, evidentemente. Per farla breve. Dopo i colpi di mano illegali sulla procedura, tollerati ed anzi dobbiamo dire approvati dal Papa, che fece loro da sponda, i novatori presero il sopravvento nelle commissioni e il lavoro sui testi addirittura ricominciò da zero. Si vedeva che nei testi si insinuava una dottrina non buona. Cominciò allora la lotta durissima dei fedeli alla Tradizione contro i novatori. Due robuste minoranze. E la maggioranza? Che fece?
Secondo la plurisecolare prassi cattolica cercò di capire da che parte stava il Papa. Capì rapidamente che il Papa, anzi i Papi (Paolo VI perfezionò l'opera) stavano con i modernisti e si adeguò, cercando, in qualche caso, di limitare i danni. Stavano con i modernisti, i Papi, nel senso che lasciavano passare la versione moderata delle novità, espressa spesso in modo ambiguo, il c.d. "metodo Phillips", belga, che attenuava le asprezze deliranti del "metodo Rahner". I teologi in odor di eresia, silenziati e censurati da Pio XII, e mai pentitisi, calarono su Roma in massa e furono immessi ("per riconciliazione", disse) da Giovanni XXIII nelle Commissione conciliari, come consultori. Una cosa inaudita.
Purtroppo, come notò mons. Lefebvre, la maggioranza dei vescovi non sembrava all'altezza, la loro preparazione teologica doveva essere mediocre. Ma l'elemento decisivo fu l'atteggiamento del Papa. Se il Papa avesse optato per la difesa della dottrina di sempre, i neomodernisti sarebbero stati disfatti rapidamente. (Documentazione: Amerio, Wiltgen, Spadafora, De Mattei, Pasqualucci...)
PP

Anonimo ha detto...


Je souscris entièrement à la synthèse de PP (10:25). Cela dit, le mal fait par ce concile est humainement irréparable. C’est ce qui me rend sceptique sur l’initiative proposée.

A Vatican II, l'Église s'est littéralement "shootée". Une dose à tout casser, de celles dont on ne se remet pas.

Ceux qui ont eu 20 ans à cette époque s'en souviennent… Cette euphorie délirante… Cette exaltation permanente… Le monde devenu soudain si beau, si désirable… "Bleu comme une orange", a dit un poète… C'est tous les jours qu'on s'envoyait en l'air… "Gaudium et spes"… "Spes et gaudium"… Vroum et vroum et re-vroum… On volait avec le Saint-Esprit… On était devenu Saint-Esprit… Pauvres pigeons !

Et puis, peu à peu, le retour au réel… Les couches denses de l'atmosphère, soudain plombées… Dur, quand on commence à rebondir là-dessus et qu’on ne connaît rien à l’astronomie. Au secours ! Pas beau à voir…

Mais à quoi bon pleurer sur le lait (le sang) répandu ?… Il y en a, cinquante ans après, qui veulent encore le ramasser avec une petite cuillère…

irina ha detto...

il nostro lavoro sarà correggere, dire, ridire, provare ad essere più chiari; un lavoro di cesello che ognuno porterà avanti con le sue parole. Un lavoro sulla opinione, sulla mentalità del nostro tempo; meglio un'alternativa ad esso,il nostro lavoro dovrebbe essere portare più persone a canticchiare una canzone di cui conoscono solo pochi versi ma, non importa,poichè molti la canticchiano si è certi che alla fine la si imparerà tutta.

"...la maggioranza dei vescovi non sembrava all'altezza, la loro preparazione teologica doveva essere mediocre..."
Per quello che posso intravedere ora direi che i novatori erano pieni dei pensieri del loro tempo e molto meno del pensiero teologico cattolico, i vescovi anche. Loro però non si interessavano ai pensieri del loro tempo, forse neanche costanti nella vita devota. Fu la tiepidezza come cattolici che diede la meglio a chi cattolico molto probabilmente non lo era più da anni.

irina ha detto...

@Paolo Cover 8;39
il nostro lavoro sarà dire, ridire, provare ad essere più chiari; un lavoro di cesello che ognuno porterà avanti con le sue parole. Un lavoro sulla opinione, sulla mentalità del nostro tempo; meglio un'alternativa ad esso,il nostro lavoro dovrebbe essere portare più persone a canticchiare una canzone di cui conoscono solo pochi versi ma, non importa, molti la canticchiano e si è certi che alla fine la si imparerà tutta.Per prima io stessa, della canzone conosco solo poche strofe ma, non dispero.

@PP 10:25
"...la maggioranza dei vescovi non sembrava all'altezza, la loro preparazione teologica doveva essere mediocre..."
Per quello che posso intravedere ora direi che i novatori erano pieni dei pensieri del loro tempo e molto meno del pensiero teologico cattolico, i vescovi anche. Loro però non si interessavano ai pensieri del loro tempo, forse neanche costanti nella vita devota. Fu la tiepidezza come cattolici che diede la meglio a chi cattolico molto probabilmente non lo era più da anni.

@ 15:26
la cattività avignonese è durata 68 anni...tutto ancora può succedere!

Maurus ha detto...

Perchè non si segue l'ordine della pubblicazione del volume ufficiale degli interi documenti del CVII, dalla Paulus, in tutte le lingue dappertutto il mondo da decenni, che mi sembra essere stata cronologica?

Catholic Mission ha detto...

Mons. Schneider ancora non conosce la differenza fra la teologia Cushingismo e Feeneyismo. Lei ancora interpretato Concilio Vaticano II con irrazionale e non tradizionale Cushingismo. Cosi Concilio Vaticano II diventa una rottura con Tradizione.
Ma con Feeneyismo, chi e razionale e senza la false premessa, Concilio Vaticano II non e una rottura con il dogma extra ecclesiam nulla salus e la ecclesiologia di passato.
Adesso Mons. Schneider offre la Messa Latin con il nuovo ecclesiologia basata sul Cushingismo come la Nuovo Teologia.
JULY 24, 2017

Ci sono due termini importante Feeneyismo e Cushingismo -1
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/ci-sono-due-termini-importante.html

JULY 24, 2017

Ci sono due termini importante Feeneyismo e Cushingismo -2
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/ci-sono-due-termini-importante_24.html

Catholic Mission ha detto...

Il Credo Niceno può essere interpretato con Feeneyismo o Cushingismo. È lo stesso con il Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica. Quindi è importante conoscere il significato di Feeneyismo e Cushingismo.
Mi dispiace dire, ma lei e ancora in ignoranza e innocenza.

Catholic Mission ha detto...

E importante conosce questi due termini Feeneyismo e Cushingismo.
Feeneyismo: E la vecchia teologia e ragionamento filosofico che afferma che non esistono eccezioni precedenti o presenti, per il dogma extra ecclesiam nulla salus (EENS). Non esistono casi espliciti per contraddire l’interpretazione tradizionale di EENS. È pratico. Ovviamente non ci sono casi conosciuti del battesimo del desiderio (BOD), del battesimo di sangue (BOB) e di essere salvati in un’ignoranza invincibile (II) nel 2017.Quindi non esistono eccezioni pratiche all’EENS.Non è stato BOD, BOB e I.I eccezione a Feeneyite EENS nel la Lettera del Santo Ufficio fu rilasciata all’Arcivescovo di Boston(1949). I cardinali fecero un errore oggettivo. Parimenti menzionato BOD e I.I nel Concilio Vaticano II (Ad Gentes 7, Lumen Gentium 14) rispetto all’insegnamento tradizionale sulla salvezza – era superfluo. Era un errore di menzionarlo in Lumen Gentium 16.

Cushingismo: E la nuova teologia e ragionamento filosofico. Presume che esistano eccezioni, passate e presenti, al dogma EENS, sulla necessità di tutti entrare formalmente nella Chiesa. Presuppone che il battesimo del desiderio(BOD) ecc. non sia ipotetico ma oggettivamente conosciuti. In principio, i casi ipotetici sono oggettivi negli attuali momenti. Molti cattolici oggi intepretano il Concilio Vaticano II con il Cushingismo. Quindi la inferenza e che Lumen Gentium 16 referisce a fisicamente visibile e personalmente noto un’eccezione al dogma EENS, sarebbe una rottura con la Tradizione.Questa e una false inferenza. Quando qualcuno dice che LG 16 e una ecezzione per il dogma EENS la inferenza e che LG 16 referire a casi visibili e conosciuti, cosi e una eccezione. Questa errore e magisteriale oggi.

Allo stesso modo può interpretare altri documenti magisteriali con Feeneyismo e allo stesso tempo essere consapevoli di come ogni persona usa invece il Cushingismo.
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/ci-sono-due-termini-importante.html

Catholic Mission ha detto...

Il Araianismo era l’eresia che era diffusa in tutta la Chiesa cattolica. Il Cushingismo è una filosofia e la teologia che ri-interpreta tutti i documenti magisteriali come una rottura con il passato magistero. Così, nella Chiesa Cattolica viene creata un’eresia simile a quella di passato durante il tempo di Arius.

Catholic Mission ha detto...

Il magistero ha fatto un errore oggettivo e quindi c’è una rottura con il magistero passato della Chiesa. L’errore può essere corretto.Mons.Schneider non lo fa. Si protegge se stesso.

July 25, 2017
To assume BOD, BOB and I.I are relevant or exceptions to the dogma EENS, is an objective error and so cannot be the work of the Holy Spirit in the Catechism of the Catholic Church
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/to-assume-bod-bob-and-ii-are-relevant.html

July 24, 2017
Joint statement on Vatican Council II ( Feeneyite ) needed from Bishop Donald Sanborn and Prof. Robert Fastiggi and Ralph Martin
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/07/joint-statement-on-vatican-council-ii.html

April 25, 2017
Bishop Robert C.Morlino needs to interpret the Catechism with Feeneyism then the laity can do the same in study groups
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/04/bishop-robert-cmorlino-needs-to.html

Parish priests will not allow the Catechism to be interpreted with the theology of Feeneyism. They could be suspended or transferred.
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/04/parish-priests-will-not-allow-catechism.html

APRIL 24, 2017
Until Fr.Zuhlsdorf or a bishop affirms the Catechism of the Catholic Church with Feeneyism lay Catholics have to affirm the Faith independently and with the opposition of the local Cushingite bishop
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/04/until-frzuhlsdorf-or-bishop-affirms.html

APRIL 24, 2017
Tracy Rowland, Fr. John Zuhlsdorf and Bishop Morlino in the Diocese of Madison, USA are ‘doing theology’ with Cushingism instead of Feeneyism
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/04/tracy-rowland-fr-john-zuhlsdorf-and.html

Pope Benedict XVI at 90 : theological deception and compromise
http://eucharistandmission.blogspot.it/2017/04/pope-benedict-xvi-at-90-theological.html

Negare il battesimo di desiderio ed il battesimo di sangue ha detto...

Che ESPLICITAMENTE previsti dal Catechismo di San Pio X e dal Concilio di Trento è ERESIA.
Leonard Fenney S.J. (+R.I.P.) fu condannato da Cardinale Ottaviani (1949).
La pietra dello scandalo fu che lui insegnava come SENTENTIA CERTA che, prima di Colombo, dal continente americano si erano salvati in ben pochissimi.
I VESCOVI americani reputavano che ERA LECITO PENSARLO, CHE *PRESUMIBILMENTE* i fatti erano davvero andati così, MA CHE NON è LECITO insegnarlo come certezza. Insegnarlo come certezza, infatti, vuol dire:
1) Sostituirsi a Dio. Solo Dio può conoscere il vero stato di un'anima. Noi possiamo solo elaborare prudenti congetture;
2) La Chiesa ha un canone dei santi. Cioè un elenco di persone che CERTAMENTE stanno in Cielo. Non ha MAI stilato un elenco di dannati. Si può ritenere che la maggior parte dell'Umanità andrà all'inferno, il (relativamente) "PICCOLO NUMERO DEGLI ELETTI" è stato uno dei temi di predicazioni preferiti da tanti santi. Ma circa il "nome & cognome" di chi sta all'inferno, l'unica certezza al riguardo la abbiamo verso Giuda, poiché il Signore al riguardo parla chiaro ("Sarebbe stato meglio per lui non essere mai nato"). Ora insegnare ciò che insegnava Feenney, equivarrebbe a sentenziare circa al dannazione. E' dubbio se la Chiesa abbia tale potere. Certo è che NON lo ha MAI fatto. Il Sant'uffizio diede ragione ai vescovi americani. Fenney è morto nel 1972, riconciliato ed assolto dalla scomunica del 1949, anche se (all'uso moderno) non ci sono segni di una sua ammenda circa ciò che aveva insegnato.

Anonimo ha detto...

Ratione habita moris conciliaris ac praesentis Concilii finis pastoralis haec S. Synodus ea tantum de rebus fidei et morum ab Ecclesia tenenda definit quae ut talia aperte ipsa declaraverit.
Cetera autem, quae S. Synodus proponit utpote Supremi Ecclesiae Magisterii doctrinam omnes ac singulos christifideles excipere et amplecti debent iuxta ipsius S. Synodi mentem quae sive ex subiecta materia sive ex dicendi ratione innotescit secundum normas tbeologicae interpretationes.
EX ACTIS S. E. CONCILII VATICANI II
in Congregatione Generali CLXXI
die XV nov. MCMLXV
PERICLES FELICI Archiepiscopus tit. Samosatensis Ss. Concilii Secretarius Generalis.